Piatti a base di pesce crudo.. buoni sì, ma come fare a non essere truffati con una pietanza che potrebbe arrecare non poche problematiche e anche rischi considerevoli per la salute.
Nel corso degli anni abbiamo avuto modo di vedere crescere considerevolmente la passione per pietanze a base di pesce crudo, molti di questi derivanti dalla tradizione orientale come sushi, sashimi e altro.
Nonostante l’introduzione di questo alimento nella quotidianità, e non solo, per gli italiana la cosa importante da tenere bene in mente è imparare a distinguere quali sono i tratti distintivi del pesce crudo di buona qualità e quando questo, invece, questo è avariato.
Come riconoscere un buon pesce crudo?
Ebbene sì, come abbiamo avuto modo di spiegare precedentemente, come ogni alimento è imparare a riconoscere alcuni tratti distintivi del pesce, al fine di evitare di imbattersi in pesce crudo avariato che si può anche rivelare pericoloso per la propria salute.
Infatti, il pesce crudo per essere commestibile deve avere un colore naturale e non tendente al giallo, inoltre la sua carne deve essere compatta e al sapore leggermente amara, allo stesso tempo non “gommosa”. Tutti questi aspetti insieme possono innescare una grave intossicazione alimentare e anche ad una malattia chiamata Anisakiasi e/o Anisakidosi, sul quale si è espresso Luciano Atzori, biologo ed esperto in sicurezza degli alimenti e tutela della salute, all’AdnKronos.
Il commento dell’esperto
Infatti, mangiando pesce crudo è possibile imbattersi anche nel Diphyllobotrium latum, che può determinare la zoonosi conosciuta anche come Botriocefalosi o Difillobotriosi, ovvero un parassita adulto che può vivere nell’intestino degli ospiti (in questo caso della persona) indisturbati anche fino a 25 anni.
Il biologo Atzori, all’AdnKrons, in relazione ai rischi corsi per la salute ha fatto la seguente osservazione: “Generalmente questo parassita, nell’ospite definitivo, si localizza nelle vie biliari dove in poche settimane evolve nella forma adulta, e può rimanervi per anni senza causare specifici sintomi. Altre volte determina dolori addominali (coliche biliari), difficoltà digestive, febbre, ittero ostruttivo, colecistite, colelitiasi, mialgia, cefalea, stanchezza, perdita di peso, eccetera. Le forme croniche possono causare l’infiammazione permanente dell’epitelio delle vie biliari che può essere concausa di iperplasia biliare e di colangiocarcinoma“.