Tumore alla prostata, si tratta di genetica molto spesso, come prevenire e curare in precisione. Il successo della ricerca
Il tumore alla prostata è uno dei più diffusi tra gli uomini. Ogni anno si rilevano circa 7000 casi della forma grave di questa malattia, ovvero quando si ha già la metastasi e il tumore si è già diffuso ad altri organi. Di queste persone, in quasi mille è stata rilevata una mutazione dei geni BRCA, che contribuiscono alla regolazione di meccanismi di riparazione del Dna. Un meccanismo che è simile a quello che scatta nei casi di tumori alla mammella e alle ovaie.
La ricerca sta facendo grossi passi avanti per cercare di diagnosticare la malattia il prima possibile, e avere terapie sempre più efficaci. Una speranza, in questo senso, è data dalla ricerca sulla mutazione su tessuto prelevato con biopsia o test del sangue. Qualora questo riuscisse sarebbe possibile non solo studiare terapie personalizzate, ma anche capire subito se il gene responsabile della malattia è di tipo ereditario, sottoponendo così allo screening i familiari.
Tumore alla prostata, i passi avanti della ricerca passano dal dna
La nuova frontiera della ricerca è stata illustrata al XXXII Congresso Nazionale della Società Italiana di Urologia Oncologica (SIUrO). E’ stata confermata l’importanza dello studio dei geni. “Il counseling genetico – ha dichiarato Alberto Lapini, ex presidente nazionale SIUrO, come ha riportato la Stampa– ha grandi potenzialità nell’uro-oncologia: bisognerebbe proporre l’esecuzione del test BRCA a tutti i pazienti con carcinoma prostatico metastatico per valutare la possibilità di utilizzare, quando indicato, una terapia individualizzata”.
Questo per due motivi: per potere rendere più efficace la terapia scegliendo il trattamento migliore alla propria patologia, e per la prevenzione, riuscendo a individuare se si tratta di una mutazione di tipo ereditario. “Se l’alterazione riscontrata è di tipo germinale – ha spiegato Lapini – vi è una discreta probabilità che il gene sia presente anche in altri componenti del nucleo familiare: la ricerca della mutazione dei geni BRCA nei familiari può consentire di individuare altri casi di tumore della prostata ma anche del seno, dell’ovaio o del pancreas”. Passi importantissimi, ma ancora molta strada resta da fare, soprattutto nel rendere accessibili a tutti i test e gli esami più sofisticati non limitandoli solo a poche strutture, una cosa nel quale l’Italia ancora latita.