Il deficit di attenzione talvolta può essere una vera e propria sindrome: ecco quand’è che il sospetto nasconde molto di più.
Il deficit di attenzione in alcuni casi può essere il segnale di qualcosa di molto più grave. Per questo gli esperti stanno lanciando l’allarme sottolineando la necessità di prestare molta attenzione a questo sintomo che tra l’altro riguarda più di due terzi degli adolescenti.
In questo articolo cercheremo di approfondire le informazioni concernenti il disturbo in esame ponendo l’accento su quali sono i rischi che può nascondere in chi ne soffre.
Al giorno d’oggi capita sempre più spesso che i bambini siano iperattivi e pieni di energie. In molti casi questi stessi bambini sono soliti distrarsi facilmente e non riuscire a concentrarsi troppo a lungo. In linea di massima, si tratta di sintomi che non devono destare particolare all’allarme tuttavia ci sono casi in cui si rivelano essere la spia di qualcosa di più grave.
E’ il caso della sindrome da deficit di attenzione e iperattività, ADHD, che quando non viene diagnosticata può sfociare in problematiche ben più serie dal momento che va a minare la vita in età adulta. I pazienti che soffrono di ADHD ad esempio con il tempo tendono a manifestare problemi legati al sonno, squilibri alimentari, instabilità emotiva, difficoltà a trovare lavoro e propensione alle dipendenze.
Le cause alla base del disturbo in esame sono diverse e possono essere ambientali, genetiche o anche neurobiologiche. Va detto, in ogni caso, che il principale responsabile di questa condizione è stata individuata nell’alterazione nella produzione di dopamina. Questa in particolare regola diversi processi estremamente importanti che riguardano l’attenzione ma anche la memoria.
Ciò detto, un trattamento efficace contro il deficit di attenzione e di iperattività è rappresentato dalla terapia psicologica che si concentra con particolare attenzione all’aspetto cognitivo comportamentale. In abbinamento, possono rivelarsi particolarmente efficaci interventi di affiancamento da parte di esperti con l’obiettivo di rieducare il paziente dal punto di vista psicologico prevedendo anche il coinvolgimento delle persone che fanno parte della sua sfera relazionale.
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