Patate fritte quante ne devi mangiare, lo studio del dottor Berrino e le regole per mangiare questo contorno senza esagerare.
Nello scenario collettivo preparare un bel piatto calorico di patate fritte equivale a preparare un alimento non proprio salutare e che anzi, contrariamente ai principi di salute alimentare, può portare danno in senso di aumento di colesterolo e appesantimento in termini di digestione e non solo. Uno studio sul consumo di patate e relativi aspetti negativi e positivi, è stato condotto dal Dott. Franco Berrino, già Direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Tumori di Milano, fondatore dell’associazione La Grande Via insieme alla giornalista Enrica Bortolazzi allo scopo di favorire iniziative volte a promuovere la salute, il benessere e la longevità in salute, prevenire le malattie croniche, l’invecchiamento precoce e aiutare a ristabilire lo stato di salute nelle persone colpite da patologie croniche associate a scorretti stili di vita.
Molti studi hanno portato alla consapevolezza che persone abituate a mangiare molta frutta e verdura hanno meno probabilità di subire infarti o ictus cerebrali e quindi di sviluppare varie forme di tumore, di soffrire di stipsi o problemi digestivi. Assumere frutta e verdura si sa che fa bene al corpo, ma per le patate queste considerazioni pare che non valgano. Anzi ,anche nel mantenimento del peso, le patate fanno ingrassare, addirittura più delle bevande zuccherate e delle farine raffinate, verosimilmente perché l’amido delle patate ha un alto indice glicemico.
Patate fritte quante ne devi mangiare
Cosa accade scientificamente? La glicemia sale velocemente e il pancreas produce molta insulina che fa abbassare troppo la glicemia, e quando la glicemia è bassa ci viene fame e mangiamo di più; quindi ingrassiamo. Chi mangia abitualmente patate, infatti, si ammala di più di diabete. Il rischio è particolarmente alto per le patate fritte, dell’ordine del 30% in più, a parità di calorie totali consumate, rispetto a chi le mangia raramente (5-6% in più per ogni porzione in più alla settimana). In parallelo però, le patate sono ricche di potassio che è utile per equilibrare il sodio nella regolazione della pressione arteriosa, ma grandi studi hanno però rilevato che consumare patate arrosto, bollite, in purea e fritte aumenta il rischio di ipertensione.
Il dr. Berrino ha sostenuto che “le patate a polpa rossa sono ricche di antocianine, sostanze utili per la prevenzione dei tumori, ma le patate contribuiscono molto al carico glicemico complessivo della dieta, e più alto è il carico glicemico, più alta la glicemia e più alto il rischio di cancro (il carico glicemico è la somma dei prodotti degli indici glicemici degli alimenti per le porzioni consumate). Gli studi sono stati fatti sulle neoplasie della mammella e dell’intestino, dove si riscontra un rischio quasi doppio per carichi glicemici elevati, ma probabilmente anche la crescita di altri tumori è influenzata dal carico glicemico. Anche per chi è ammalato di cancro è consigliabile mangiare frutta e verdura ma non patate, neanche la purea che serviamo tutti i giorni in ospedale. Una prognosi peggiore per chi mangia abitualmente patate, ad esempio, è stata riscontrata in persone ammalatesi di neoplasie mammarie e polmonari”.
“Nel nostro studio EPIC – conclude Berrino – che segue 500.000 persone in Europa abbiamo confermato che, a parità di sigarette fumate, chi mangia regolarmente frutta e verdura quasi dimezza il suo rischio di ammalarsi di cancro del polmone, della gola e dell’esofago; abbiamo inoltre osservato che, a parità di sigarette e di quantità consumata, la varietà di frutta e verdura conferisce un’ulteriore significativa protezione. Quindi, piuttosto che un piatto di patate fritte, un tempura di carota, anelli di cipolla, batata, zucca, o fiori di zucca, cavolfiore, broccolo… come facciamo a La Grande Via”.