Nell’agenda di governo sono in programma anche modifiche per quanto riguarda l’assegno unico. Ecco cosa cambierà.
Ormai da tempo il governo italiano sta dedicando numerose risorse ed incentivi ai nuclei familiari con figli a carico. Tra i bonus che il governo ha dedicato alle famiglie c’è l’assegno unico, destinato a tutti coloro che hanno a proprio carico figli sino ai 18 anni d’età o maggiorenni sotto i 21 anni di età.
Questa politica governativa è stata ulteriormente incentivata dall’insediamento del nuovo governo Meloni. Già in campagna elettorale il nuovo legislativo aveva preannunciato la volontà di destinare sempre maggiori risorse alle famiglie italiane, proprio per incentivare ed aiutare a costruirsi la propria famiglia, visto il basso tasso di natalità del paese.
Questa linea porterà, inevitabilmente, anche a modifiche sul fronte dell’assegno unico. Sono infatti in arrivo diverse novità.
Governo Meloni, modifiche sull’assegno unico. Ecco cosa cambia
Con il governo Meloni, 610 milioni di euro saranno messi a disposizione per la misura universale mirata ad aiutare le famiglie italiane. Verrà aumentato del 50% l’importo dell’assegno unico per ogni figlio con età inferiore ad un anno. Aumento del 50 % anche per i nuclei familiari composti da tre o più figli. Gli aumenti insomma saranno concentrati sulle famiglie che hanno figli piccoli. Ovviamente il tutto sarà collegato al reddito familiare: potranno avere l’aumento solo coloro che presentano un Isee inferiore ai 40mila euro.
Sono rimasti invece invariati i requisiti per accedere al bonus e le modalità di richiesta. Possono fare richiesta tutte le famiglie con uno o più figli minorenni o maggiorenni sotto i 21 anni di età a carico. Le domande andranno inoltrate per ottenere le rate correnti inviandole in via telematica tramite il sito dell’Inps al servizio “Assegno unico e universale per i figli a carico” con Spid almeno di livello 2, carta di identità elettronica (Cie) o carta nazionale dei servizi (Cns). Si può chiamare anche il numero verde dell’Inps 803.164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06 164.164 (da rete mobile, con la tariffa applicata dal gestore telefonico). In alternativa ci si può rivolgere agli enti di patronato. Tutte le modifiche sono comunque ben spiegate sugli appositi siti del ministero.