Apprendere meglio e più facilmente? Il segreto coperto dagli scienziati, quindi, sfruttare al massimo le nostre capacità intellettive aiutandoci nello studio e nell’elaborazione delle informazioni.
E’ risaputo, un po’lo stress, un po’ metodi di studio sbagliati o sovraccarico di informazioni, portano la nostra mente a non riuscire a pieno ad elaborare correttamente le informazioni necessarie per il buono svolgimento delle attività sia di studio che in ambito lavorativo. Esiste un metodo di studio adatto per evitare che ciò accada? Per apprendere al meglio come possiamo fare? Stando a quelle che sono le ricerche effettuate dagli scienziati, pare che esista un metodo per migliorare il nostro grado di apprendimento e quindi rendere di più sia nello studio che nel lavoro.
Esiterebbe, infatti, un trucco che potrebbe permetterci di sfruttare al massimo le potenzialità del nostro cervello, aiutandoci ad elaborare e memorizzare meglio e più velocemente. Ma come? La ricerca è partita dagli scenziati del Massachusetts Institute of Technology (MIT) che hanno riscontrato un beneficio inaspettato dai vuoti di attenzione, ovvero quei momenti in cui perdiamo la concentrazione e che, stando ai risultati di questo nuovo test, aiutano a migliorare l’apprendimento. Lo immaginavate? Sicuramente no.
Quei fastidiosi vuoti di memori sarebbero un giovamento? Ma perchè? Stando ali studi effettuati sul fenomeno, le brevi perdite di concentrazione permetterebbero di assorbire nuove informazioni non direttamente correlate al compito da svolgere, ma che in seguito si rivelerebbero utili alla conoscenza. Come ha spiegato su Twitter la neuroscienziata Alexandra Deckeralla guida della ricerca, “concentrarci ci aiuta a restringere i nostri obiettivi, ma perdere un po’ di concentrazione può espandere la portata dell’attenzione, aiutandoci a incorporare informazioni meno rilevanti, che possono aiutarci ad apprendere le regolarità nel nostro ambiente o persino a integrare idee o concetti distanti”.
Lo studio è stato condotto su 53 soggetti tra gli studenti universitari cui è stato affidato il compito di classificare lettere e numeri che apparivano su uno schermo di un computer, affiancati da simboli che li distraevano e che avrebbero dovuto ignorare. Come dice Decker, la concentrazione dei partecipanti “oscillava dentro e fuori dal focus”. Durante i momenti di perdita di concentrazione, la portata dell’attenzione si è tuttavia ampliata, portando gli studenti a cogliere correlazioni tra l’aspetto di una lettera o di un numero e i segni distrattori. In conclusione, i momenti di concentrazione persa hanno aumentato l’apprendimento, ma coloro che perdevano maggiormente la concentrazione erano anche quelli più sensibili ai distrattori e che hanno mostrato il massimo apprendimento”.
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