In merito all’assegno unico 2023 non tutti sanno che alcuni tra i beneficiari si potranno trovare nella posizione di dover restituire 210 euro circa a figlio: ecco cosa è importante sapere.
L’assegno unico è una misura molto importante che nasce con l’intento sostenere, in maniera concreta, le famiglie che si trovano a vivere in condizioni di disagio economico. Si tratta in particolare di un bonus che ha l’intento di incentivare le nuove nascite e che dunque, mai come in questo periodo di forti aumenti, risulta essere un valido aiuto su cui possono contare i nuclei familiari.
Proprio in merito alla misura, rivolta a coloro che presentano figli a carico fino a 21 anni di età, è importante fare attenzione dal momento che in alcuni casi si potrebbe dover restituire 210 euro per ciascun figlio.
Assegno unico 2023: possibile restituzione di 210 euro a figlio
Come scritto sopra, quella in esame è una misura a sostegno delle famiglie ma proprio queste devono sapere che potrebbe verificarsi la possibilità di dover restituire i soldi indietro. Chiaramente, la notizia non farà piacere a molti e per questo è bene saperne di più.
Non tutti sanno che è stato riconosciuto un sostegno ulteriore ai nuclei familiari. Nello specifico, è stato previsto per per i genitori lavoratori che quindi sono costretti a ricorre alla baby sitter o di qualsiasi altro soggetto che possa accudire i loro figli mentre lavorano.
A tal proposito infatti va detto che è proprio la legge a stabilire che nel momento in cui sia l’uno che l’altro genitore non sia in grado di occuparsi dei propri figli per motivi di lavoro, venga applicata una maggiorazione per ciascun figlio minore. Essa è pari a 30 euro mensili nel caso di coloro che sono titolari di un Isee al di sotto dei 15mila euro. L’entità della maggiorazione, chiaramente, varia a seconda del reddito goduto: sopra i 40 mila euro difatti non è prevista alcun incremento.
Ciò detto, non tutti sono a conoscenza del fatto che la decisione assunta dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, INPS, è stata quella di riconoscere la predetta maggiorazione ai nuclei familiari in cui lavora sia il padre che la madre, in applicazione di quanto disposto dalla normativa. Nel corso dei primi mesi del 2022 per ci sono state famiglie che ne hanno beneficiato pur essendo monogenitoriali e dunque con un solo genitore. Ciò è accaduto a partire da gennaio fino a ottobre 2022: dopo l’erogazione da parte dell’INPS è stata interrotta.
Di conseguenza, proprio queste molto probabilmente saranno chiamate a restituire le somme erogate nel predetto periodo di riferimento. In particolare, la somma richiesta dovrebbe aggirarsi sui 210 euro per figlio, ossia 30 euro per 7 mesi.